Camilla Moro

Una Tigre in Giardino - II ED.

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Prima di tutto il grido. Acuto ma anche pastoso, echeggiante. Sprigionato dal ventre di una conchiglia. Sfuggito all'abisso. C'è chi giura di averlo sentito, a metà della notte...


Il diario di Camilla

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Il giorno del Sì
Edito da L'Inedito per il Festival Sì, 2011

IL GIORNO DEL SI’

Viola si trascina lungo i binari barcollando sui tacchi sgangherati, i piedi scarniti che sanguinano nei sandali rosa. L’abito in tulle è strappato, l’orlo incrostato di fango. Ciocche scomposte le cadono pesanti sugli occhi cerchiati, si incollano alle guance sbavate di trucco.
Infila un passo dopo l’altro a fatica, senza una meta. E non ricorda nulla. Nulla tranne ….

Cascine scrostate, una chiesa, un vecchio campanile e l’edera.

Edera dalle foglie carnose striate di bianco, edera dagli infiniti tentacoli, dai mille peduncoli avidi che stringono in una morsa case, campanile, chiesa, cimitero e lapidi, mazzi stinti di fiori di plastica . Edera che avvolge e seppellisce scuola, cortile, platani, arrampica sui muri,si insinua nelle crepe degli intonaci, sigilla portoni e persiane, raggiunge le grondaie, cancella le tegole. Edera che paralizza uomini e donne, il panettiere al forno, il macellaio con un coltello tra le mani, la maestra davanti alla lavagna e gli studenti nei banchi, ammutoliti.

Edera che fissa le automobili all’asfalto, àncora le biciclette al ciglio della strada, edera che fascia le campane diffondendo, nel paese assolato, un silenzio di morte.

Viola,sposa smarrita, dolorante, sfatta, cammina.
Cammina e non conosce quel posto, non ha mai respirato quell’aria.
Trascina i piedi insanguinati di traversina in traversina mentre, improvvisi, lampi di ricordi l’abbagliano.
L’ansia per lo spettacolo, la tensione delle prove. La ricerca dell’abito tra le bancarelle, le implorazioni alla mamma per i sandali. E, finalmente, la scena tanto desiderata. La spuma candida del tulle,i capelli vaporosi, i volti eccitati della compagne, truccate come bambole a una festa …No, non toglierà quel vestito, non adesso, non subito. E tornerà a piedi,tornerà da sola. Con i sandali rosa, correrà per le strade, tra le case di pietra …libera. Libera come una nuvola.

Rabbrividisce.
Il muro.
Il muro d’edera.
La fitta al petto. La testa che sbatte contro il cemento. Odore di foglie lacerate.
Paura.
Fa per urlare ma la voce ….una morsa le blocca il respiro. Non ha più voce.
Agita le braccia. Scalcia. Scalcia con tutte le forze , ma sono troppi, sono in quattro, sono forti. Più forti.
Mani che frugano , che premono contro il ventre , ginocchia che comprimono l’inguine, pugni…
La testa inchiodata contro il muro, il collo strozzato.

Buio.

Corpo massacrato, indolenzito, violato.
Corpo violato.

Rabbia.

Pianto. Pianto disperato.
Disperato.

I binari si inoltrano nella galleria.
Le immagini si stagliano ancora e ancora contro il nero delle pareti.

La giacca blu dello sposo, il bianco della gardenia …
Che fatica, trovare quel fiore!
Il rosa dei sandali, l’azzurro del fondale.

E’ bello, lo sposo. Dolce come un bambino.
“ Mi vuoi?”domanda, esitante.
Nella nuvola di tulle, Viola risponde risoluta:
“Sì”.

E’ adesso che fredde lame di luce illuminano a giorno il tunnel. Un fischio, lo sferragliamento, mille scintille di fuoco .
Nello stridio dei freni, Viola, atterrita, sbarra gli occhi.

La camera è immersa nella penombra. Silenziosa.
L’abito è lì,appeso alla gruccia, intatto nel suo candore.
La coroncina di camelie intrecciate d’edera spande il suo rosa sulla poltrona.
Niente sandali. Ai piedi del letto, semplici decolté.
Viola apre le imposte, è una nitida giornata di sole.
Le campane suonano a festa.

E’ ora.



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